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Nek e il suo album in due parti: “Il mio gioco preferito”

Nek e il suo album in due parti: “Il mio gioco preferito”

Le persone faticano ad ascoltare dischi lunghi? La musica viene assimilata poche canzoni alla volta? Gli album hanno una vita commerciale più breve di uno yogurt? A Nek è venuto in mente di dividere in due il suo nuovo lavoro prodotto con Luca Chiaravalli e Gianluigi Fazio. “Il mio gioco preferito parte prima” uscirà il 10 maggio, sono 7 canzoni contando due versioni di “Mi farò trovare pronto” sentita a Sanremo 2019, l’originale e quella con Neri Marcorè. La seconda parte sarà pubblicata in autunno. Il 22 settembre il cantante inaugurerà la stagione concertistica con uno show all’Arena di Verona cui seguiranno date in Europa e in Italia.

La partecipazione a Sanremo 2019 non è stata, per Nek, trionfale come quella di due anni prima. Subito dopo il festival, mentre Mahmood e Ultimo salivano ai primi posti della classifica dei singoli, “Mi farò trovare pronto” entrava al 41esimo posto, per poi sparire nel giro di una settimana dai primi 100. A Sanremo la canzone è arrivata diciannovesima.
Deluso? “Mi aspettavo qualcosa di più, ma il tempo passa e diventa sempre più difficile replicare il successo. Decide il pubblico”.
Finito il festival, il cantante ha sentito l’esigenza di dividere il suo nuovo album in due parti.
“Non avevo mai fatto un’operazione del genere. Oggi non c’è tempo per ascoltare, tutto viene consumato alla velocità della luce. Un EP di 7 canzoni è più digeribile, ti rimangono impresse più cose”.

Il ciclo inaugurato con “Se telefonando” sembra chiudersi.
“Questa volta ho voluto meno elettronica”, racconta Nek. “È anche un modo per rinnovarmi. E poi sinceramente tutta questa elettronica mi aveva stancato. Quindi in corso d’opera ho scelto di togliere anziché aggiungere”.
Restano pezzi di tastiera come quello del riff di “Alza la radio”, scritto da Andrea Bonomo per una canzone “che vuole ricordare gli anni ’70 di Battisti”. La parte di sintetizzatore di “Musica sotto le bombe” richiama apertamente “Spirits in the material world” dei Police, no? “Assolutamente sì, è una cosa voluta. La macchina che suona è la stessa, è il Prophet. È sempre elettronica, ma è più suonata, è più live”.

“Musica sotto le bombe” è una canzone che parla di speranza e della necessità di reagire al dolore. Nek è credente: che ne pensa dell’aria che tira in Italia? “Non è una bella aria. Vedo tanto egoismo. Io sono un ottimista e quando guardo gli occhi di mia figlia vedo un bel futuro, ma credo che dovremmo lavorare tutti affinché ci siano più altruismo e condivisione. Tutto si è inasprito, c’è più violenza, si reagisce d’istinto. Dobbiamo rompere la catena della violenza. È cambiato tutto velocemente, negli ultimi dieci anni”.

Un’altra cosa che è cambiata è la musica. Il rap è il nuovo pop. Nek non si è sentito improvvisamente più vecchio con l’avvento della trap? “Cerco di stare al passo con i tempi senza fare troppo il giovane e nemmeno sembrare troppo vecchio. Non voglio snaturarmi, che è uno dei motivi per i quali ho lasciato da parte l’elettronica”.

L’album, che ha in copertina un cubo di Rubik “perché la vita è fatta di incastri che a volte funzionano e a volte no”, prende titolo da quello che Nek considera “il pezzo che meglio mi rappresenta. Sono più entusiasto adesso che anni fa e questo entusiasmo mi fa rimanere bambino. Anche il tour con Max Pezzali e Francesco Renga ha alimentato la voglia di scrivere”. Sono venute fuori canzoni che raccontano “i gesti quotidiani che fanno la storia del mondo” o “una coppia di amici che si perde e si ritrova dopo anni”. C’è anche una dedica alla radio, che Nek reputa ancora fondamentale. “Prendi Rovazzi: è nato coi clip su YouTube, ma ha avuto bisogno della radio per diventare veramente popolare”.

Che cosa si vedrà il 22 settembre all’Arena? “A Verona si varerà la nave dei miei live. Sarà l’inizio di un bel percorso. Magari ci sarà qualche ospite, mi vengono in mente Max e Renga. Si vedrà uno spaccato del tour invernale che comincerà dall’Europa per poi arrivare in Italia, credo in dicembre. Sto compilando adesso la scaletta del tour. Ci saranno le canzoni che il pubblico vuole sentire e magari qualche lato B”. E che tipo di pubblico ha Nek in Europa? “Dipende. A Madrid sono tutti spagnoli. Del resto ho fatto tutti gli album nella loro lingua e farò anche questo. Ho lavorato molto in Germania e a Monaco mi aspetto molti tedeschi. Il mercato inglese è più difficile e a Londra credo ci saranno tanti italiani”. Questo il calendario del tour europeo, prodotto e organizzato da Friends & Partners:

18 novembre - MÜNCHEN - TonHalle 
25 novembre - BRUXELLES - Cirque Royal
26 novembre - PARIS - Bataclan
30 novembre - LUXEMBOURG - Rockhal Club 
1 dicembre - LONDON - Shepherd's Bush
2 dicembre - MADRID - Teatro Nuevo Apolo

FONTE: www.rockol.it

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