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Caparezza saluta il passato attraverso la sua "Exuvia": "Sarà il mio ultimo album? Il futuro è tutto da scrivere"

Caparezza saluta il passato attraverso la sua "Exuvia": "Sarà il mio ultimo album? Il futuro è tutto da scrivere"

E' uscito dalla prigione mentale in cui si era ritrovato rinchiuso in "Prisoner 709" e ora attraversa una selva metaforica superata la qualche non sarà più lo stesso. "Exuvia", il nuovo lavoro di Caparezza, prosegue il lavoro di ricerca su se stesso dell'artista pugliese, che questa volta si interroga sul suo passato, sul presente e su un futuro incerto. "Il disco racconta un cambiamento - dice -. Sono cambiati i miei interessi, è cambiato il mio suono". Caparezza è un caso praticamente unico nel panorama musicale italiano. Non solo per una questione prettamente musicale, con uno stile inconfondibile, con una riconoscibilità capace di essere impermeabile anche ai continui mutamenti di direzione. Ma soprattutto per l'atteggiamento nei confronti della musica. Quella di Michele Salvemini, alias Caparezza, è una continua, costante evoluzione all'insegna della ricerca sempre più complessa e stratificata, che diventa per lui tanto più difficile nel momento in cui l'artista ci lavora sopra per rendere pensieri, parole e riferimenti accessibili a tutti, anche se a diversi livelli. Non è un caso se ormai, in un panorama discografico che ha fatto della bulimia la sua cifra, con canzoni e dischi buttati fuori a getto continuo per non sparire dai radar di media e social, il tempo medio di realizzazione di un album per Caparezza sia ormai di quattro anni.  E più si va avanti più la cosa si fa complessa, come recita il pezzo di apertura "Canthology": "Ho capito che il secondo album era più facile dell'ottavo". "Nel caso del secondo album mi stavo reinventando - spiega -. Questo è il più difficile se non altro perché arriva dopo altri sette lavori. Gli argomenti iniziano a diventare pochi. La fiamma deve essere forte per portarti a fare un disco che abbia un senso. E per me è quella la cosa importante: non voglio fare dischi belli. Preferisco fare un disco magari brutto ma con un senso".

 

FONTE: www.leggo.it

 

 

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